Lo Spazio Ulteriore
Galleria Sangiorgio International
Lugano, Svizzera
19 febbraio – 20 aprile 2015
C’era una volta l’arte “stagnante” fatta di rappresentazioni-farsa e di una “estetica vuota delle forme fisse”. Così almeno, secondo Lucio Fontana, nel suo Manifiesto Blanco del 1946. Fu col suo gesto, rivoluzionario, di tagliare e bucare la tela che si passò da una pittura bidimensionale a una pittura a più dimensioni, una pittura in grado di unire spazio e tempo. Una pittura che fa della tela una sostanza, un essere autosufficiente.
È da questa lezione che parte Vanna Nicolotti, in una Milano che è in fermento artistico dopo la cesura operata dai movimenti Nucleare e Spazialista negli anni ’50, e che assiste ora alla definizione di una nuova concezione di pittura, della superficie come spazio in tensione nel tempo, non più legata alla rappresentazione, come spiegano Piero Manzoni ed Enrico Castellani dalle pagine della programmatica rivista Azimuth. Vanna Nicolotti fra propria la lezione spazialista e post-spazialista, e dalla cancellazione di ogni messaggio superfluo, marginale, nascono le sue creazioni. È proprio negli anni ’60 che la Nicolotti opera in contemporanea ad altri giovani artisti nella nuova dimensione spaziale monocroma, internazionalmente sviluppata come minimalismo e shaped canvases, in Italia incarnata dalle tele estroflesse di Enrico Castellani ed Agostino Bonalumi, mentre la Nicolotti, parallelamente a Paolo Scheggi e a Dadamaino dà forma alla tela aprendo varchi in essa. A differenza delle aperture più o meno libere di Scheggi o Dadamaino gli spazi di Vanna Nicolotti si organizzano in vere e proprie strutture: fenditure precise, tagli raffinati e geometrici che si trasformano allo sguardo dell’osservatore. Ora sono finestre, ora porte, ora bocche d’aerazione. Sanno prendere lo spazio e farlo parlare, lo spazio o meglio la tensione spaziale-temporale del reale diventa l’opera stessa.
Un lavoro puro, preciso, perfetto e semplice. Rigoroso ma non rigido, nell’opera della Nicolotti emerge una sensibilità raffinata, un’idea elegante di forma che si piega e si modella nelle sue mani sapienti. Più strati di tela si sovrappongono dando un effetto tridimensionale, forme e colori sottendono a questi strati facendone oggetti visivi capaci di offrire a chi osserva illusioni ottiche e cromatiche. Ci si muove dinanzi alle sue opere come si fa in un’opera architettonica, scoprendo a ogni passo una visione nuova. I suoi tagli diventano presenze. Portatrici di misteri, conduttrici di esperienze labirintiche, nascondono e svelano. Non già “estetica vuota delle forme fisse”, sono finestre su mondi nuovi.
Antonio La Gioia / Alessandra Erriquez
inaugurazione giovedì 19 febbraio 18.00
contatti Galleria Sangiorgio International
Palazzo Gargantini, via Marconi 2 – Lugano / t. 091 9220350
www.sangiorgiointernational.com